Tecnico del suono: alla scoperta di un lavoro
Introduzione
Quello del tecnico del suono che lavora in uno studio di registrazione è un lavoro, per certi versi, ancora avvolto dal mistero. Di cosa si occupa realmente un fonico? Quali competenze deve avere? Veramente sa a cosa serve ogni singolo potenziometro della strumentazione che popola lo studio?
Sfatiamo subito un mito: non è un lavoro per pochi eletti, tutti lo possono fare se è ciò che vogliono fare nella vita. L’importante è dedicarci anima e corpo, studiare e cercare di fare più pratica possibile, apprendendo non solo da chi svolge questa professione da anni, ma anche da sé stessi. Non immagini quanto puoi imparare su te stesso scegliendo questo percorso!
Anziché descrivere in maniera oggettiva questo mestiere, magari copiando parola per parola ciò che Wikipedia già ci dice, ho pensato di provare a raccontare una mia giornata tipo, scrivendola in prima persona. Il mio lavoro si divide in diverse fasi, quindi oggi ti parlerò di come si svolge una giornata di registrazione di una band generica che necessita di incidere un solo brano.
Sia chiaro, questo non vuole essere un articolo di carattere tecnico; cercherò di adottare un linguaggio il più semplice possibile, con l’unico scopo di raccontarti cosa faccio, cercando di farti provare le emozioni e le sensazioni che provo io quando sono immerso nell’atmosfera dello studio di registrazione.
Preparazione
Ogni buon tecnico del suono pianifica in anticipo la giornata, nulla deve essere lasciato al caso e non ci sono né tempo né risorse per improvvisare. Una volta che la band ha approvato il preventivo e la data della registrazione è stata confermata, passo all’ascolto e all’analisi della preproduzione. La preproduzione è la fase in cui la band registra il brano in modo approssimativo, per rendere l’idea del sound e delle strutture. Ascolto attentamente questa registrazione per capire la direzione artistica e per prendere qualche appunto.
Comincia quindi la fase di pianificazione della giornata di registrazione. So cos’ho a disposizione in termini di stanze e strumentazione, perciò stendo un piano dettagliato: dove disporrò i musicisti nell’ambiente, quali microfoni utilizzerò e dove li posizionerò, ma soprattutto a cosa li collegherò per ottenere dei risultati ben specifici. Tutte queste cose le decido prima di entrare in studio.
Conoscere la fisica acustica e l’elettrotecnica, quindi saper interpretare le caratteristiche tecniche della strumentazione in relazione all’ambiente, è importantissimo in questa fase. È un esercizio che faccio sempre fare anche ai miei studenti del Corso di Tecnico del Suono (I Livello), con sommo stupore e soddisfazione degli stessi che magari erano convinti di miti e leggende diffuse dal popolo dei forum online e dei social network, lasciandosi facilmente convincere da asserzioni assolutiste come “il Neumann U87 è il solo e unico microfono per le voci”. No raga, non scherziamo. Siamo professionisti, lasciamo le teorie del complotto ai terrapiattisti! A proposito, segue un meme su come si sono realmente estinti i dinosauri…
Il grande giorno
La mia sveglia suona sempre di mattina, ma l’orario è variabile in base allo studio di registrazione nel quale dovrò recarmi. Per me è molto importante arrivare in studio sempre prima della band, di solito almeno una o due ore prima. Potresti pensare che questa cosa non abbia senso, ma fra poco approfondiremo la cosa.
E sì, sono uno di quelli che controlla il telefono appena sveglio… ma anziché perdermi nei meandri dei social network, confermo gli appuntamenti del giorno, controllo le email e rispondo ad eventuali messaggi ricevuti durante la notte. La mia giornata inizia sempre con una buona dose di organizzazione e comunicazione. Quando fai questo lavoro è importante trovare anche il tempo per mantenere le relazioni sociali.
Ora un caffè al volo e poi si parte!
Non solo un tecnico del suono
Arrivo in studio. Mentre apro porte e finestre per far cambiare l’aria, accendo le luci e metto in moto l’attrezzatura. È bene fare subito questa cosa, poiché alcune apparecchiature analogiche, soprattutto quelle con qualche anno sulle spalle (si dice vintage, non vecchio!), hanno bisogno di più di qualche minuto per “scaldarsi a dovere”.
Innanzitutto controllo che tutti i cavi funzionino con un semplice tester per cavi. Ma come, serve anche controllare i cavi? Ogni volta? Sì! Ci sono poche cose più frustranti dell’arrivare in sede di mixing e accorgersi che in un canale in particolare ci sia perlopiù del fruscio misto a degli scoppiettii. A questo punto apro le aste e preparo attentamente il setup posizionando i microfoni e controllando tutte le connessioni, assicurandomi che tutto sia perfettamente in ordine. La mia priorità è creare un ambiente accogliente e professionale. Il tutto, ovviamente, prima che arrivino gli artisti.
Appena la band arriva, accolgo tutti calorosamente e ci sediamo per fare due chiacchiere. È un momento per rompere il ghiaccio e creare un’atmosfera rilassata. Offro loro un caffè, se lo desiderano, perché so che l’energia e il comfort sono importanti per una buona performance.
Nel corso degli anni ho imparato che il mio ruolo va ben oltre l’aspetto tecnico della registrazione. Un aspetto fondamentale del mio lavoro è quello che riguarda la psicologia dell’artista, poiché egli può trovarsi spesso in uno stato emotivo vulnerabile. E lo dobbiamo capire noi per primi, dobbiamo essere empatici. L’artista può essere preoccupato per la resa della sua performance, ansioso rispetto all’ascolto finale o frustrato nel cercare il sound desiderato. In questi momenti è fondamentale creare un ambiente confortevole e di sostegno.
È importante instaurare una relazione di fiducia con le persone, ascoltandole attentamente, capendo le loro preoccupazioni e cercando di mettere tutti a proprio agio. Posso fornire loro incoraggiamento, motivazione e supporto emotivo per aiutarli a superare le difficoltà che possono incontrare. Allo stesso tempo, devo anche essere in grado di gestire le eventuali tensioni o i conflitti che possono sorgere all’interno del gruppo durante la giornata. Quest’ultima cosa non mi è successa spesso, tuttavia è meglio non farci cogliere impreparati nel caso accadesse.
Devo essere in grado di leggere gli stati d’animo e le esigenze dei singoli individui, adattarmi ai loro stili di lavoro e comunicare in modo efficace. Questo significa essere empatici e pazienti delle esigenze artistiche e personali degli artisti con i quali si sta lavorando. Si chiama rispetto, alle persone piace.
Si comincia!
Dopo qualche minuto di conversazione informale, faccio accomodare gli artisti in sala di ripresa per il sound check. Questa è una fase cruciale in cui cerco di raggiungere il suono desiderato per ogni strumento e voce. Ascolto attentamente e, se necessario, sposto qualche microfono e/o utilizzo dei processori di segnale come equalizzatori e compressori per ottenere il timbro ricercato. Contemporaneamente, controllo i livelli di registrazione per essere sicuro che siano corretti e che non possano verificarsi distorsioni indesiderate.
Il sound check dura solo pochi minuti, poiché ho preparato tutto in anticipo. Questo fa risparmiare tempo prezioso alla band, consentendo ai suoi componenti di concentrarsi sulla performance senza dover aspettare a lungo. Effettuo rapidamente le regolazioni necessarie, assicurandomi che ogni artista abbia il giusto bilanciamento in cuffia.
Il tecnico del suono e lo studio di registrazione non devono essere un ostacolo alla musica! Al batterista non interessa guardarti mentre posizioni i microfoni attorno al suo strumento (anche perché quel tempo lo paga), vuole suonare! Quindi è una buona pratica sistemare i microfoni prima del suo arrivo.
Se il tastierista vede un Prophet-5 in sala di regia e ci mette le mani sopra è perché lo vuole sentire, magari sentendosi ispirato dallo strumento sul quale sta mettendo le mani e dall’atmosfera dello studio. Cablalo prima che egli arrivi, ti costerà solo il tempo di collegare un cavo. Questi sono dettagli, ma non di poco conto: fanno la differenza! Per chi è dubbioso nei confronti di queste affermazioni: è meglio un tastierista che torna a casa felice e dice “che figata, ho potuto mettere la mani su uno strumento che ha fatto la storia e ci ho pure suonato una parte per il brano!” o un tastierista che torna a casa deluso e dice “in studio c’era un Prophet-5, bellissimo, purtroppo però non era collegato…”? Ho estremizzato un po’ la cosa, ma pensaci.
Una volta completato il sound check, siamo pronti per iniziare a registrare. Gli artisti si posizionano ai rispettivi posti e io mi assicuro che tutti siano pronti. Do il segnale di partenza e lascio che la musica prenda vita.
In quel momento, tutto il lavoro di accurata e attenta preparazione si concretizza, permettendomi di affrontare il lavoro con sicurezza e fiducia. Cerco di prestare la massima attenzione, garantendo che il suono sia fedele all’arte e alle emozioni che la band sta cercando di trasmettere.
Fra una take e l’altra do qualche feedback, cercando di guidare tutti verso la miglior performance che possano eseguire. La comunicazione è fondamentale in questo processo e cerco di creare un ambiente aperto in cui tutti si sentano liberi di esprimere le proprie idee e di lavorare insieme per raggiungere il risultato desiderato.
Con il passare delle ore le registrazioni prendono forma e si avvicinano alla conclusione. Ogni traccia è un pezzo di un puzzle musicale più grande che, pian piano, si sta componendo.
Una volta terminate le registrazioni, è importante concedere ai membri della band un po’ di tempo per rilassarsi e distendersi. Un breve momento di pausa può essere benefico per ristabilire l’energia e “ricaricare le orecchie”.
Durante questo intervallo, incoraggio tutti a rilassarsi o a fare una breve passeggiata, se lo desiderano. Questo momento di distensione permette loro di allentare la tensione accumulata e di ritrovare una mente fresca e pronta per le fasi finali della giornata.
Dopo la pausa, ci riuniamo nuovamente in sala di regia, con le orecchie riposate e pronte per le ultime operazioni di editing e per l’ascolto finale. Inizio a lavorare sul materiale registrato, eseguendo le operazioni necessarie atte a perfezionare le performance: assieme agli artisti scelgo le take migliori e che più rappresentano l’intenzione e la direzione artistica della band, correggo il timing e l’intonazione di alcune parti se necessario, e via dicendo.
Durante questo processo, gli artisti hanno l’opportunità di dare il loro contributo e fornire feedback sulle scelte di editing. Siamo aperti a discutere di eventuali modifiche o aggiustamenti che si desidera apportare. L’obiettivo è creare un prodotto che soddisfi le loro aspettative artistiche e rispecchi la loro visione musicale.
L’ascolto finale
Infine, giungiamo all’ascolto finale, un momento emozionante in cui tutti ascoltano il brano per intero. Questo ci consente di valutare l’equilibrio tra gli strumenti, l’energia complessiva del brano e la qualità sonora di partenza. In questa fase, gli artisti possono esprimere le loro ultime osservazioni o richieste di correzione, se necessario, per garantire che il risultato finale sia all’altezza delle aspettative di tutti.
Ora il brano è pronto per i passaggi successivi, che comprendono il mixing e il mastering. Fasi che approfondiremo in futuro, in un altro articolo.
Una volta salutati i membri della band, dedico del tempo alla pulizia e all’organizzazione dello studio. Rimetto a posto i microfoni, riavvolgo i cavi, svuoto i cestini e pulisco a terra nella quiete dell’ambiente nel quale mi trovo. È una fase di chiusura che mi aiuta a rilassarmi, con un senso di soddisfazione e ordine.
La giornata è stata intensa e appagante, piena di musica, creatività e collaborazione. Mi sento fortunato ad avere la possibilità di fare ciò che amo, di dare vita a sonorità e atmosfere uniche, di contribuire alla creazione di opere d’arte musicali.
La vita del tecnico del suono è un’avventura emozionante, che richiede passione, competenza e dedizione. Ogni giorno è diverso, con sfide uniche e nuove opportunità di apprendimento. Ma alla fine, tutto si riduce ad una cosa: il desiderio di far sì che la musica risuoni nel modo più autentico possibile, creando un’esperienza straordinaria per gli artisti e per chi ascolta.
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